mercoledì 17 ottobre 2012

Ciro di Pers 
 VITA

Ciro di Pers nasce nel castello di Pers, nel Friuli, 1599 e muore a San Daniele del Friuli, Udine, 1663, di nobile origine, studia filosofia morale a Bologna, dove frequenta Claudio Achillini e Girolamo Preti; entra nell’ordine gerosolimitano dei Cavalieri di Malta, e per un paio d’anni partecipa a una spedizione contro i Turchi; poi torna nella terra natale, nel suo palazzo di San Daniele che non lascia quasi più fino alla morte, restando in corrispondenza con molti poeti, uomini di cultura e principi del suo tempo. Lascia una tragedia, L’umiltà esaltata ovvero Ester regina (1664), postuma come il grosso volume delle Poesie (1666), più volte ristampate fino all’edizione più ricca del 1689, nelle quali si avverte l’influenza diretta del marinismo, nei sonetti d’amore, e del tema della morte.

OPERE e TEMI

Marinista  che scrisse decorose liriche civili, dove raggiunse il culmine nelle rime ispirate al Marino.Egli cercò di ispirare una meditazione sui temi vitali per la poesia barocca ad esempio la vanità, il tempo (vecchiaia) e la morte (tema maggiormente marcato).È significativa l’attrazione quasi ossessiva, dimostrata dai poeti, per il tema dell’orologio, che conferisce serietà simbolica alla curiosità tipicamente secentesca per la novità tecnica di scansione del tempo, che porta inesorabilmente alla morte. Il trascorrere del tempo è rappresentato come fragilità e inconsistenza delle forme, una mutevole e perenne trasformazione della bellezza e della gioia nel loro contrario. Il tempo incide infatti anche sulla natura, che è avvertita come qualcosa di mobile, sfuggente, metamorfico.La fugacità del tempo non induce a un richiamo all’intensità vitale, ma il rintocco metallico e lugubre dell'orologio non fa che accelerare la corsa verso la tomba.

POESIA
 
L’orologio da rote
Mobile ordigno di dentate rote
lacera il giorno e lo divide in ore,
ed ha scritto di fuor con fosche note
a chi legger le sa: SEMPRE SI MORE.
Mentre il metallo concavo percuote,
voce funesta mi risuona al core;
né del fato spiegar meglio si puote
che con voce di bronzo il rio tenore.
Perch’io non speri mai riposo o pace,
questo, che sembra in un timpano e tromba,
mi sfida ognor contro all’etá vorace.
E con que’ colpi onde ’l metal rimbomba,
affretta il corso al secolo fugace,
e perché s’apra, ognor picchia alla tomba.

PARAFRASI

Questo pregiato meccanismo (fatto) di ruote dentate frammenta il giorno e lo suddivide in ore, e reca all’esterno, scritto in segni scuri (le ore sul quadrante), per chi le sa leggere (forse corrispondenti alle dodici lettere del motto),  “Si muore a ogni istante”. Mentre esso batte (con il martelletto) sulla campana metallica, nel cuore mi rintocca una voce funesta; e non si può spiegare meglio il suo significato infausto se non con la voce (cupa) del bronzo. Affinché io non possa mai sperar (di trovare) riposo e pace, quest’oggetto, che sembra insieme un tamburo (come quelli delle esecuzioni capitali) e una tromba (come quelle del Giudizio), mi sfida incessantemente a battermi contro il tempo, che divora ogni cosa. E con quei colpi, che fanno risuonare il metallo, affretta la corsa del mondo che fugge, e picchia di continuo sulla pietra tombale, affinché essa si apra (ad accoglierci per sempre).


1 commento:

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